Cooperazione e sicurezza internazionale: team player per il benessere
La costituzione del mercato unico dell’UE e l’apertura economica dell’Europa dell’Est, dell’India e della Cina hanno fatto prosperare il commercio internazionale a partire dagli anni Novanta. La Svizzera ha beneficiato di questo sviluppo: la produzione economica pro capite è oggi superiore di un quarto rispetto a 30 anni fa.
In considerazione del mercato interno relativamente limitato, il benessere del nostro Paese si basa essenzialmente sul commercio e sugli investimenti transfrontalieri. La globalizzazione, però, non è irreversibile. La crisi finanziaria del 2007/08 o il conflitto commerciale tra USA e Cina hanno frenato l’interconnessione economica. Per la Svizzera sono segnali da considerare seriamente, perché può generare il proprio benessere soprattutto come team player globale.
Affinché un’economia globale aperta possa dispiegare le sue forze positive, ha bisogno di buone condizioni contestuali. Queste comprendono stabilità politica e sicurezza, che oggi implica anche la difesa dalla criminalità informatica. I trattati internazionali forniscono regole chiare agli attori economici e garantiscono la sicurezza della pianificazione. La Svizzera si trova di fronte alla necessità di riequilibrare costantemente il suo desiderio di partecipazione economica e indipendenza politica in un mondo che cambia.
Da quando, dopo la seconda guerra mondiale, si è formata l’unione europea di Stati, la Svizzera ha cercato di trattare con essa: nel 1972 con un accordo sul libero scambio, nel 1989 con un accordo sulle assicurazioni e nel 1999 e 2004 con due trattati noti come «Accordi bilaterali». I trattati hanno aperto il mercato del lavoro svizzero ai cittadini dei Paesi europei, hanno agevolato la cooperazione in diversi settori economici (ad es. con l’accordo sull’abolizione degli ostacoli tecnici al commercio), ma hanno anche rafforzato la cooperazione in materia di sicurezza e di ricerca. I trattati offrono alle imprese svizzere condizioni migliori per accedere al mercato interno europeo, costituito da oltre 500 milioni di consumatori.
Diversi studi hanno comprovato gli effetti positivi degli accordi bilaterali per l’economia svizzera. Grazie all’immigrazione, le imprese hanno potuto reclutare i lavoratori qualificati necessari che non riuscivano a trovare sul territorio nazionale. Dopo il temporaneo fallimento di un accordo istituzionale che avrebbe dovuto definire il quadro della futura cooperazione tra la Svizzera e l’UE, il proseguimento della «via bilaterale» è in discussione. Per entrambe le parti contraenti è necessario trovare un nuovo equilibrio di interessi che consenta di proseguire e approfondire una cooperazione reciprocamente vantaggiosa.
La Svizzera ha una fitta rete di accordi con i suoi vicini europei che, oltre alle relazioni economiche, coprono molti altri settori della vita. Inoltre, la Svizzera ha diverse decine di accordi di libero scambio con Stati non europei. Pur essendo meno ampi dei trattati con l’UE, per la Svizzera sono di rilevanza centrale: aboliscono dogane e altri ostacoli al commercio, ma garantiscono anche la protezione della proprietà intellettuale e degli standard ambientali. Nel loro complesso, tutti questi accordi coprono quasi l’80% del commercio estero della Svizzera. L’accordo di libero scambio con la Cina è entrato in vigore nel 2014. Da allora, offre un contributo importante al potenziamento delle relazioni economiche con l’Asia. Al momento la Svizzera sta negoziando accordi di libero scambio con grandi economie nazionali come l’India o gli Stati del MERCOSUR (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay).